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lettera alla zia che compie 150 anni

cheikh tidiane gaye

Cara zia,

Vengo dal Sahara, non dal tuo grembo. Oggi vivo nella pianura padana, nutrito al tuo seno, la tua sabbia è così fresca e sobria che mi sono ritrovato giustamente accolto.
Se potessi oggi ribattezzarti, ti chiamerei Unità. A guardarti da lontano e a scrutarti, mi viene da cantare la tua ricca storia.
Zia, hai pettinato il mio cammino e mi vanto del tuo passato. Parlo della storia delle due Sicilie, l’impresa dei Mille, il Risorgimento e la tua Unità da cui nascono la tua umiltà e l’amore per i tuoi figli. Una nazione forte e rispettata. La forza di un popolo risiede nella sua vitalità solidale e nella sua capacità di rispondere alle grandi sfide. Questa capacità la traduce il popolo. È quindi il tempo del popolo, del grande popolo che incarna la sovranità nazionale. Sovranità uguale a democrazia. Utilizzo quest’eloquente parola, non per teorizzare o per semplice retorica, ma il popolo sovrano è, esiste e sa rispondere.
In tutto il mondo oggi, assistiamo al fatto che i governi sono eletti, qualche volta con plebiscito e altre volte dalla minoranza grazie a leggi costituzionali. Penso che ogni governo sia eletto per risolvere i problemi della collettività. In una nazione forte e dinamica, anche i cani hanno il loro posto e sono da salvaguardare.
Il popolo, siamo noi. I tuoi figli, abitanti del nord, del sud, i figli partoriti dall’immigrazione e dall’emigrazione; i figli di questa terra che sposano la Costituzione, che si alzano la mattina per recitare il primo articolo stampato in grassetto nella nostra bibbia costituzionale: “L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.” Il loro sudore annaffia la floridezza di questo paese.
I cittadini che sbarcano sulle tue coste, i loro figli nati e cresciuti nella tua tana, i cittadini naturalizzati che hanno voluto te come loro madre, i tuoi figli emigrati nati in Argentina, in Australia, Canada o Francia hanno tutti un denominatore comune: l’inno di Mameli, una volta scandito esso ritma il cuore di ognuno.
La democrazia ha le sue debolezze, il legislatore è accusato di essere fuori dalla realtà, ha anche occhi ciechi, orecchie chiuse; ma il popolo c’è; il popolo che seguiva i tuoi figli Cavour, Mazzini e Garibaldi, il popolo che ha portato il tuo nome al concerto delle grandi nazioni, il popolo che combatté e tornò vincitore; questo popolo sono i tuoi figli che vivono e calpestano il tuo suolo, che guidano la barca verso orizzonti sempre migliori. Il vero popolo sono le donne e gli uomini che si abbracciano e si amano, è il popolo che riconosce la minoranza come forza, la divisione come debolezza e che abbatte i muri della disgregazione e della discriminazione.
Zia, ti scrivo oggi per imprimere la mia saliva nella memoria collettiva perché da oggi in poi il mondo continuerà a vivere i grandi mutamenti sociali, economici e politici. I vicini come la Tunisia, l’Egitto, la Libia hanno vissuto momenti dolorosi, questi popoli abbandonati a se stessi che hanno dormito per strada per domandare le dimissioni dei loro governi; da domani altri popoli utilizzeranno la violenza per espellere i loro governanti; ci saranno violenza, guerriglia, sangue ovunque. La tua bocca limpida ripudia la violenza. Tutto ciò è creato dall’essere umano che vuole vivere a discapito dal suo prossimo. Posso citare vari esempi: sarò sempre più ricco e tu sarai sempre più povero; avrò tutte le agevolazioni e tu devi sudare per vivere; ti comanderò sempre e sarai il mio schiavo. L’iniquità e la ricerca sfrenata del potere sono in cima a tutti i mali dell’umanità. I popoli si alzeranno e rivendicheranno i loro diritti: il diritto di vivere, di studiare, di lavorare, di decidere in libertà.
Il silenzio degli intellettuali non dev’essere il marciapiede dei dittatori o degli affamati di potere, le loro riflessioni sono utili ad ogni governo. Ogni eletto potrebbe pensare a lasciare un segno granitico e immortale facendo del bene il più prezioso gesto del suo vissuto.
Non dobbiamo arrenderci. L’unità è la consapevolezza di sostenere le famiglie e non di abbandonarle. La coscienza nazionale non è dividere il paese ma unire le forze vive nelle loro diversità riconoscendo i diritti di ogni cittadino.
Così affronteremo insieme le sfide. Dall’altra parte del mondo ci sono siccità, guerre, attentati, fame, tutti questi mali non si vivono nella tua casa ma dobbiamo stare attenti perché la tua terra sta attraversando momenti difficili. Il disoccupato se lo prende con l’immigrato, il “senza tetto” con lo straniero, addirittura alcuni partiti che vorrebbero governare parlano al ventre dei cittadini e utilizzano l’immigrazione per colpire e raccogliere consensi. Non solo. Vogliono impedire ai tuoi figli il diritto di culto. Ti riconosco terra di civiltà e di religione; ti riconosco terra di amore e di fratellanza. Ti riconosco pace e libertà; sei libertà più che Unità, sei Unità più che Diritti. Ti abbraccio perché ti voglio Carta dei Diritti.
Zia, sono un poeta e solo attraverso le mie rime voglio cantare e glorificare le imprese e le esplorazioni che hanno fatto di te il nido delle meraviglie, dell’unione, della conciliazione nazionale insomma i fattori che hanno prodotto la tua ricchezza.
Non compete a un poeta di costruire autostrade, ospedali, case ma potrei dire semplicemente che per scrivere la nuova pagina della tua storia occorre una società più aperta, più socievole, un paese che abbracci culture d’altrove e sappia abbinare diritti e doveri.
Sappi Zia che le tue coste sono diventate il luogo di approdo di povera gente, che viene a chiedere calore, acqua e pane. Diamogli anche del sale per saporire loro piatti e copriamoli dal freddo. L’accoglienza è simbolo di civiltà. Ti vogliono perché non sei stata la Francia colonizzatrice né la Spagna e l’Inghilterra imperiali nemmeno il Portogallo o la Germania. Mi permetto di farti una proposta e voglio la tua risposta. Hai unificato le tue terre, la tua pluralità è la tua forza e sei ammirabile per la tua libertà conquistata meritevolmente. Ti chiedo solo una cosa: l’inclusione e l’accettazione nella tua unità. Sono tutti tuoi nipoti, stranieri e immigrati, indipendentemente dalle loro appartenenze religiose, linguistiche e culturali, che hanno scelto la frescura delle tue ali per volare nei tuoi cieli. Libertà è partecipazione e la loro partecipazione è accettazione per una società equa, aperta verso gli altri. Così festeggeremmo la tua UNITÀ PER SEMPRE.

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Anno 8, Numero 33
September 2011

 

 

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