El Ghibli - rivista online di letteratura della migrazione

Roberto

raffaele taddeo

Alcuni aspetti della scrittura di Anna Belozorovitch sono diversi da quelli che si incontrano solitamente fra gli autori della Letteratura della migrazione. Intanto la tematica che è caratterizzata da una analisi della psicologia dei personaggi molto insistita e profonda, fatto questo che avvicina molto la linea della narrazione della scrittrice di origine russa a quella occidentale e italiana in particolare specialmente per quanto attiene a quella produzione che non si configura in giallo o spay story; i personaggi sono quasi tutti autoctoni, né si avverte alcuna problematica relativa al migrare. Ma altro fatto significativo è dato dalla tipologia dei personaggi che sono sempre al limite della normalità, intendendo come normalità quell’essere uomo che vive di una intelligenza media, che ama, soffre così come avviene per la stragrande maggioranza del genere umano. Nella narrazione della Belorozovitch i personaggi dominanti sono quelli che sono al di fuori della normalità. Era così per il personaggio del poema “L’uomo alla finestra”, così come lo è per quello più significativo, Giacomo, del romanzo “Quattro”. Anche con Roberto siamo di fronte ad una eccezionalità: l’estrema intelligenza e tensione interiore del personaggio verso una sua sentita capacità di poter esprimere in scrittura non tanto i suoi sentimenti, fatto considerato non consono ad una scrittura elevata e artistica, quanto piuttosto la verità.
Parecchi aspetti della narrazione della scrittrice di origine russa meritano di essere esaminati più accuratamente dal rapporto che Roberto stabilisce con gli altri, sempre conflittuale o sospettoso, a quello con i genitori per nulla pacifico. Ma sono aspetti che possono essere indagati in una trattazione più ampia. Mi sembra più importante invece sottolineare il rapporto che Roberto ha con tre figure femminili: Elena, Maddalene, Joana.
Elena è la ragazza di cui si è innamorato quasi perdutamente nell’adolescenza. Esprime un amore totale e pazzo come può essere quello adolescenziale quando non si vive che per la compagna o compagno e tutti i momenti della giornata sono scanditi da incontri fisici o virtuali (in questo caso il telefono) con la persona amata. Quest’ amore pur così intenso non riesce a durare prima di tutto per l’incapacità delle persone di mantenere il rapporto affettivo senza la presenza fisica (un periodo di allontanamento per le vacanze trascorse separatamente conducono Elena a piccoli atti di infedeltà e Roberto a compensarsi con l’amicizia di un ragazzo più piccolo di lui, alias Roberto); poi l’impossibilità di avvertire con la stessa sensibilità alcune esperienze fatte separatamente: la visione del cadavere con la testa mozzata da un treno di un suicida, il tradimento fatto da Elena durante una successiva assenza di Roberto.
Maddalena, amica intima di Elena che nel tempo aveva abbandonato ogni velleità artistica nel campo teatrale e aveva scelto di mercificare il suo corpo. Anche di lei il personaggio principale di questo romanzo si innamora perdutamente ma quando si genera il sospetto di un possibile interesse da parte di Maddalena per l’affetto che lui le porta, Roberto decide di troncare anche questa relazione.
Joana è una scrittrice di origine straniera che con tenacia è riuscita a farsi apprezzare per i suoi romanzi. Vive di questo e Roberto si innamora e va a convivere con lei forse anche per scoprire i segreti dell’arte della scrittura, lui che da anni coltiva questa ispirazione senza però riuscire a mettere sulla carta o su una pagina del computer una benché minima riga in attesa di conoscere tutto sulla vita e sapere quindi scrivere solo la verità. Anche con Joana il rapporto si interrompe e si giunge all’atto tragico finale che è poi una sconfitta definitiva per Roberto.
Ma il rapporto di Roberto con queste tre figure femminili sembra assurgere a metafora perché egli sarebbe portatore di nuova e più intensa forma di cultura (la scrittura) che rimane implicita, non riesce ad esprimersi pur in presenza di tutte le potenzialità manifestate da lui fin dalla più tenera età; solo l’incontro con la donna potrebbe sciogliere questo nodo. Ciò non avviene con due figure femminili autoctone, la prima innocente anche se superficiale, la seconda ormai scaltra e in qualche misura sfruttatrice della debolezza e del sentimento di Roberto, la terza è una straniera e potrebbe sembrare che solo l’incontro con lei possa produrre esiti positivi in lui.
Sul piano metaforico a me pare che Roberto stia a simboleggiare l’Europa e la sua cultura e la possibilità di questo continente di esprimere tutte le sue potenzialità per rinnovarsi in una nuova egemonia mondiale mentre le figure femminili autoctone potrebbero rappresentare la ricerca di politica unitaria a partire da forze interne ed eurocentriche. Incontri che vanno in fallimento; l’unica possibilità di salvezza sarebbe dato dall’incontro con lo straniero che d’altra parte si sta impossessando dei valori e della cultura propria di Roberto. Ma anche questo incontro fallisce e allora metaforicamente si preannuncia la fine della civiltà europea.
Il romanzo è ben condotto e avvince. Qualche snellimento nelle introspezioni lo renderebbe più piacevole.

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Supplemento

(ISSN 1824-6648)

Anna Belozorovitch: la poetica dell'attesa

A cura di raffaele taddeo

 

Anno 10, Numero 42
December 2013

 

 

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