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Riflesso

raffaele taddeo

L’insieme di poesie presenti in questa raccolta sono ancora un caleidoscopio ma questa volta di un unico sentimento, quello dell’amore che viene guardato sotto diverse angolature, vengono specialmente indagati gli effetti che producono nella persona, vuoi quando si attende l’arrivo dell’amato, vuoi quando si soffre per la sua lontananza, vuoi quando si scopre che perché uno spazio diventi casa è necessario che ci sia l’altro, altrimenti è rifugio dormitorio, ma non casa.
La poetica dell’attesa è sempre presente fin dalla prima composizione ove questo sentimento è caricato dalla figura retorica del treno, di quello che scende e quello che sale come il sole e le rotaie che “son nastri appesi all’attesa”. Ma in ogni altra poesia ove si registra l’assenza dell’altro in fondo è il sentimento dell’attesa che serpeggia e fa dell’amore qualcosa di desiderato, di poetico, un po’ come avveniva in Petrarca ove tutto si giocava sul rimpianto, sulla nostalgia dell’amata, in Anna Belozorovitch dell’amato. La paura della perdita, l’assenza della prima notte lasciata da sola, della non presenza. A volte la poetica dell’attesa viene veicolata anche dalla struttura del verso specialmente quando ci si trova di fronte ad elissi che lasciano in sospeso e quindi creano il senso di mancanza, di vuoto che è la tipicità dell’attesa.
Ma con questa raccolta del 2012 ci si trova davanti ad una poesia che mi richiama quella di John Donne. Intanto il verso è sempre molto controllato, elegante e le immagini incominciano a farsi numerose, a volte inusitate e per nulla usuali o già percorse. Non è una poesia metafisica, ma una poesia ove dominante è la concettosità. Si osservi questa strofa: “Non ti ho mai visto con chiarezza:/ ti eri illuminato dalla mia luce/ ed io, che mai mi ero piaciuta,/ avevo finalmente amato me/ scorta, distorta, nel riflesso cieco.” La conoscenza degli amanti avviene attraverso quasi una sorta di specchio che riflette la luce e ciascuno, che in sé può non piacersi mai, acquista la consapevolezza del suo valore. Ancora la stranezza dell’immagine che segue che rasenta la tipologia di metafore che avremmo potuto trovare in un poeta barocco: “la prima sera che tu sei partito;/ non sono qui ma in qualche tua tasca.”
Sul piano metrico abbiamo poesie senza divisione interna, dominano poi quelle strutturate in quartine. Generalmente il verso è un endecasillabo anche se non sempre canonico. E tuttavia anche per quanto riguarda le strofe ci si trova di fronte ad una sperimentazione perché si passa dalla terzina alla proesia.

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Supplemento

(ISSN 1824-6648)

Anna Belozorovitch: la poetica dell'attesa

A cura di raffaele taddeo

 

Anno 10, Numero 42
December 2013

 

 

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